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Vajont, la diga e i paesi ieri e oggi

Torre Vajont
Fonte Istock

Da anni ormai in Italia siamo abituati ad associare la parola “Vajont” al terribile dramma idrogeologico che cancellò una intera regione nell’ottobre del 1963, causando 1.917 morti in una decina di comuni alpini sparsi tra le province di Belluno e Pordenone. Impossibile separare le due cose, ma è bene ricordare oggi che il Vajont non è soltanto quella immane tragedia.

La Valle del torrente Vajont era, ed è ancora, un paradiso alpino che copre alcune porzioni di Veneto e Friuli-Venezia Giulia. Il termine ” valle” oggi viene usato impropriamente perché la costruzione della famosa diga – tra il 1957 e il 1962 – allagò buona parte dell’area trasformando l’antica valle in un lago circondato da colli. Nonostante la frana che causa il disastro, la bellezza del paesaggio, con la cima di Monte Toc, i boschi e il corso sinuoso del fiume regalano ancora motivi di ammirazione che spingono fin qui i turisti.

Il Vajont ieri: ricordi di un disastro

Nonostante le molte avvisaglie e gli allarmi lanciati da tecnici Enel e abitanti del posto, nessuno intervenne per verificare l’inizio di una frana sulle pendici del Monte Toc. Questa si distaccò il 9 ottobre 1963 precipitando in massa dentro l’invaso della diga e facendo aumentare di colpo il volume del lago al punto che l’acqua si riversò oltre lo sbarramento.

In pochi minuti, una gigantesca cascata d’acqua invase la vallata sottostante dividendosi in due rami: uno prese una via in salita, colpendo i comuni di Erto e Casso, l’altro scese verso valle a gran velocità devastando il comune di Longarone e quello di Castellavazzo Codissago, più altri paesini dei dintorni. Oltre mille persone morirono solo a Longarone, altre centinaia nei comuni vicini per un totale di 1.917 vittime. La ricostruzione iniziò immediatamente sia sui luoghi cancellati dall’onda di piena che più a monte, con la nascita di una cittadina appositamente pensata per gli sfollati e chiamata appunto Vajont (in Friuli-Venezia Giulia)

La diga del Vajont
Fonte Istock

Il Vajont oggi: cosa vedere

Se amate i paesaggi alpini, il Vajont è una delle zone che vi conquisteranno. Naturalmente visiterete il comune di Longarone, con i musei dedicati alla diga e al disastro, le chiese ricostruite in stile moderno, con il campanile della vecchia parrocchia rimasto da solo a memoria di quel giorno e il museo degli Zattieri del Piave a Codissago. Per i più coraggiosi, una passeggiatina sul Ponte Sospeso di Igne.

Nel comune di Erto e Casso potrete visitare la tristemente famosa diga,  i resti della frana, le tipiche “case a torre”  e la grande falesia bianca detta “la palestra di roccia”. Molti gli eventi e le mostre organizzati presso il centro culturale Dolomiticontemporanee.

Il paesino di Vajont, nato per ospitare gli sfollati e divenuto oggi comune autonomo, si presenta come un insieme di costruzioni moderne. Unico monumento di particolare interesse la “tipica casa vajontina” che mostra come si vivesse un tempo nella valle.

Bellezze naturali da esplorare nel Vajont sono: le forre del fiume Ardo, il corso del torrente Maé, le cascatelle e i laghetti naturali di Val del Grisol, i boschi di Monte Toc segnati per sempre dalla famosa “M”, impronta del distacco della frana del 1963.

Come arrivare al Vajont

Per arrivare alla diga e ai comuni del Vajont si seguono: da Udine e Pordenone le indicazioni per Montereale Valcellina e la statale 251 fino a Erto e Casso; da Belluno direzione Cortina d’Ampezzo, quindi statale 51 verso Longarone. Si prosegue poi verso Codissago e la diga. L’aeroporto più vicino è Ronchi dei Legionari.

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